009_960Una nuova strada fa sempre un po’ paura, quando poi il percorso che si è scelto, o che si è chiamati a intraprendere, è quello del fare manuale, della produzione artistica, la scelta fatta, allora, sembra quasi una follia: il tentativo di trovare in un’alterità radicale rispetto al vivere quotidiano significati altrimenti sfuggiti. Ma la follia non è incoerenza, non è confusione e soprattutto non preclude la possibilità di plasmare positivamente la realtà, nemmeno in una società spinta al consumo di tutto, soprattutto di ciò che ancora qualcuno si ostina a chiamare arte.

Simone Del Sere ha scelto di guardare innanzitutto dentro sé e di superare le precedenti esperienze di illustratore, di grafico, di pubblicitario e di web designer, quelle che nei precedenti venti anni di carriera lo avevano condotto a sperimentare il continuo, progressivo e rapido mutare delle competenze e delle esperienze maturate e capitalizzate, per cercare nel fare manuale dell’arte una via personale alla comprensione del reale. Sia chiaro: tutto nel nostro vivere appare transuente, persino effimero, e l’accelerazione tecnologica sperimentata dalla contemporaneità ha coinvolto, a volte stordito, indistintamente tutti, aprendo la via, in ambito artistico, a prodotti immateriali e virtuali, ovvero inesistenti sul piano fisico, ma presenti sui monitor, e dunque reali sul piano della percezione visiva. Quella scelta da Simone Del Sere però è un’altra strada.

Nell’opera intitolata Sancte Spiritus è subito evidente una discontinuità rispetto al presente, per cui l’arte, qui, vuole diventare innanzitutto preghiera. Se la realtà è sfuggevole, incomprensibile e la ragione non riesce a condurci oltre le soglie del mistero, abbandonarsi alla fede, nella pratica artistica, può portare ad una conoscenza nuova, perturbante della vita. Proprio la ricerca di questo tipo di conoscenza sembra motivare la scelta del soggetto di quest’opera, dove il soffio vitale che dà corpo alle creature, animandone la materia, è invocato a guidare il processo di creazione artistica. La tradizionale iconografia dello Spirito Santo si fonde allora con il richiamo agli elementi naturali: la terra, l’acqua, il fuoco e il vento, che qui diventano dono e grazia divina.

Le personali esigenze di spiritualità non sono tuttavia incompatibili con una serrata ricerca formale, e il dialogo con il divino non esige la ripetizione di iconografie ben sedimentate, a dispetto di tutto, nella cultura contemporanea. Implica piuttosto la ricerca di un punto di equilibrio tra invenzione formale, scelta delle tecniche e delle materie e ricerca di trascendenza. In questo caso l’invenzione formale appare tuttavia subordinata rispetto alla scelta dei materiali e di conseguenza delle tecniche impiegate. Ad un primo schizzo su carta, poi ridefinito al computer per essere impiegato come copertina per la liturgia di Pentecoste dal Centro per l’Ecumenismo dell’Arcidiocesi di Firenze, ha fatto seguito l’idea di trasporre il tema per farne un’opera di grandi dimensioni, quasi una grande tarsia, realizzata unendo materiali nuovi e soluzioni originali con tecniche della tradizione. La foglia oro stesa a guazzo su di un piano di legno (multistrato ed MDF) si abbina dunque all’uso delle resine epossidiche colate sulle singole tarsie sagomate – in diverse altezze – nello stesso materiale, andando infine ad esaltare l’acceso cromatismo dei singoli elementi. La ricerca formale aspira alla sintesi, ma si esprime con un lessico figurativo tradizionale, ancora in cerca di una sua identità.

Patrizia Gelli

Storica dell’Arte
 
 
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Titolo: Sancte Spiritus
Tecnica: mdf, foglia oro e resine epossidiche pigmentate
Dimensioni: 115 x 115 cm
Data: Maggio 2018 (Pentecoste)


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